Lo uso o non lo uso, lo uso o non lo uso? Parlo di “Starship Troopers”.

Il film di Verhoeven è uno dei miei preferiti e secondo me offrirebbe degli spunti interessanti, però…però non è che poi gli studenti mi si infascistano?

Starship Troopers è il film che Verhoeven ha tratto, molto liberamente, dall’omonimo romanzo di Heinlein. L’idea di Verhoeven è di proporre una sorta di demistificazione del romanzo, facendo diventare il film una satira del militarismo bellicista che dal romanzo emerge. Non me lo invento io, lo ha detto lui stesso in diverse interviste, come ad esempio questa qui o anche quest’altra qui.

Il problema è che se non ci si sta attenti, il rischio di non accorgersi che si tratta di una satira è altissimo. Si può tranquillamente vedere Starship Troopers e ricavarne una gran voglia di colonizzare la galassia manu militari.

Qui di seguito il trailer:

Come si vede il film è pieno di guerra, azione, muscoli e mascelloni. Lo stranissimo ma efficacissimo equilibrio su cui si regge questo film sta proprio nel fatto che porta in scena una società tanto militarista da essere ridicola (e tale ce la vuole rappresentare Verhoeven), ma allo stesso tempo anche estremamente affascinante. Pare che Verhoeven voglia denunciare Heinlein, ma allo stesso tempo sia morbosamente attratto dalle sue idee.

La cosa diventa particolarmente evidente quando vediamo gli spot propagandistici del governo. Verhoeven è sempre stato particolarmente bravo ad usare finti spot pubblicitari all’interno dei suoi film come spie d’allarme (ricordate quelli di Robocop…). Ne ho trovato una raccolta completa in inglese (in italiano nessuno si è dato pena di fare lo stesso). Eccola qua:

https://youtu.be/S-s4lEk91ng


Si tratta di propaganda allo stato purissimo: la mamma che gioisce dei bambini che schiacciano gli insetti (cioé il nemico), i militari sorridenti che mettono i mano a quegli stessi bambini delle armi da guerra, il dibattito infuocato in cui la scienziata competente viene messa a tacere dalle urla del populista di turno (alla fine avrà ragione lei) sono tutti assai icastici. Verhoeven ha detto di aver copiato Leni Riefenstahl, e non è difficile credergli.

La malizia della propaganda diventa particolarmente evidente nello spot in cui viene spiegata la posizione del pianeta degli insetti nemici, Klendathu. Klendathu, si dice, deve essere distrutto, per la sicurezza della razza umana. Ma guardate dove è Klendathu rispetto alla terra:

Klendathu si trova…dall’altra parte della galassia! E’ un esempio fin troppo evidente di creazione di un nemico artificiale.

E’ chiaro che Verhoeven ci sta facendo una sorta di occhiolino, qualcosa di fin troppo evidente una volta che si è mangiata la foglia. Allo stesso modo, in un’altra scena un veterano che ormai lavora dietro una scrivania si complimenta con il protagonista per il suo arruolamento nella fanteria dello spazio dicendogli “È la fanteria che ha fatto di me l’uomo che sono!”. Subito dopo si alza in piedi e scopriamo che gli mancano due gambe e un braccio…

Non mi dilungherò su altri dettagli rivelatori, altrettanto sottili e altrettanto brillanti. Il punto che mi interessa è che il taglio stilistico di Starship Troopers offre la possibilità di capire come mai il militarismo sia tanto accattivante, o lo sia stato in un passato fin troppo recente. Starship Troopers è un film ambiguo, come dicevamo all’inizio: se uno si vuole vedere due ore di lotta mortale con una razza aliena, il film funziona benissimo (tanti l’hanno visto in tal senso e si sono, in un certo senso giustamente, indignati).

E questo può essere tanto problematico quanto utile. Non si può combattere l’autoritarismo militarista senza prima capirlo, senza in qualche modo sentirlo su di sé. E’ una sorta di demone che bisogna sperimentare per potersene vaccinare. Ma con quale didattica si può evitare che gli studenti si fermino al dato superficiale?

Sicuramente si può appuntare l’attenzione sugli indizi lasciati da Verhoeven, che sono tanti. Ma poi?

Per ora non lo so. Però gli spunti per riflessioni approfondite e non semplicemente edificanti ci sono. Ne propongo giusto una. Nelle foto successive vedrete due “marescialli dell’aria”, ovvero i capi di Stato Maggiore che sono responsabili della conduzione della guerra nel film. Quale dei due, secondo voi, è responsabile di una cocente sconfitta e quale di una determinante vittoria? Il Maresciallo Dienes nella prima foto o il Maresciallo Tehat Meru nella seconda? La risposta è subito dopo le immagini.

E’ il secondo. Spiazzante, vero? E’ qualcosa su cui vale la pena di riflettere: la società immaginata da Heinlein è super-egualitaria e ha fatto piazza pulita di ogni discriminazione. Heinlein era sì militarista, semplicista, autoritario e romantico, ma allo stesso tempo, per strano che possa sembrare, anche libertario e anti-razzista nella maniera più radicale possibile (e ha anticipato le rivendicazioni LBGTQI di decenni). Chissà, magari può essere utile per spiegare che il mondo è fatto di sfumature di grigio in cui non sempre è facile fare comodi distinguo.

Se qualcuno ha idee da proporre, è il benvenuto!

Immagine in evidenza: Klapi