L’ossessione digitale alla prova del virus

Questo articolo di Internazionale è molto ben scritto e offre un quadro realistico della misera situazione digitale in Italia (che pure non ha nulla di ineluttabile, come dimostra il caso luminoso dell’Emilia Romagna) . Però io ho come l’impressione che con il digitale, ed in particolare nella scuola, ragioniamo in maniera sbagliata.

Internet e il digitale sono strumenti preziosi perché permettono di fare molto bene certe cose, ad esempio vedere i propri prodotti in capo al mondo pur essendo piccoli produttori o fornire agli studenti materiali utilissimi e versatili altrimenti impensabili. Su questo siamo tutti d’accordo, ok? La parte su cui non sono d’accordo è di vedere sempre il digitale *di per sé* e non in vista dei suoi fini.

A me non importa essere un insegnante digitale. Mi importa piuttosto essere un insegnante efficace. Se questo vuol dire usare i computer, mi butto sui computer a capofitto. E l’ho sempre fatto, dimostrabilmente.

La formazione scolastica invece mi pare ossessionata dal digitale in quanto tale, quasi fosse il marchio infallibile dell’innovazione. Come professore, quando mi raccontano che “il digitale è il futuro”, che “le competenze digitali sono fondamentali” e altri slogan del genere, io -lo dico onestamente- rimango piuttosto freddo. Anzi, infastidito.

Come tutti i docenti, mi viene chiesto in maniera più o meno insistente, più o meno aperta: “Ma la tua didattica è digitale?”. Nessuno che mi chieda mai: “Ma che didattica fai? Cosa ti serve?”. Quel che mi serve può essere digitale come analogico e cartaceo, ma sembra che al di fuori del digitale non ci sia nulla. Se mi venissero comodi dei piccioni viaggiatori, io chiederei piccioni viaggiatori. Ma sarei guardato male. Se invece chiedo il più strambo o inutile dei supporti digitali (come certi effettucci simpatici ma del tutto inutili dal punto di vista didattico), ponti d’oro (oddio, più pacche sulle spalle che altro, a dire il vero).

La pandemia in questo senso mi ha dato un po’ ragione. Quegli insegnanti che sembravano così refrattari al digitale ci hanno messo tre secondi e mezzo a passare alla dad. Come mai? PERCHE’ GLI SERVIVA, non perché pareva moderno. Naturale, senza spinte, liscio.

E una vota che siamo transitati sul digitale, però, e anche questo mi dà ragione, si è visto in molti casi che una cattiva didattica rimaneva cattiva anche con Zoom o Meet, perché un’interrogazione o una lezione mal congegnata rimangono uno strumento spuntato anche con gli effetti speciali di Star Wars.

Parliamo di didattica ed evitiamo, per carità di Dio, che le materie che insegniamo diventino qualcosa di puramente strumentale rispetto alla necessità di fare “alfabetizzazione digitale”.
Pensiamo, con la nostra didattica, a rendere i nostri studenti attivi, intraprendenti e curiosi, poi insegniamogli informatica con ore dedicate (e meno male che la Buona Scuola in tal senso aveva cominciato) e lasciamo che le cose facciano il loro corso.

Evitiamo di usare brillantini digitali pensando che gli studenti ne saranno attratti come un selvaggio con le perline e pensiamo a fare bene il nostro lavoro. Grazie, fine del rant.

foto: James_Seattle