Letteratura italiana e femminismo. Una proposta di lettura (anche ad alta voce)

E un’idea per un saggio di italiano, a valle del lavoro. C’entrano Georges Sand, Neera, Pirandello e Svevo.

Ultimamente mi è capitato di audio-leggere “La palude del diavolo” di Georges Sand, pseudonimo dietro il quale si nascondeva Amantine Aurore Lucile Dupin, scrittrice francese ottocentesca con moderate simpatie femministe e uno stile di vita che alla sua epoca la faceva etichettare come “lesbica” (senza che lo fosse).

Tempo fa invece ho audio-letto “L’indomani“, romanzo di Neera, che femminista non era per niente, e “L’esclusa” di Pirandello, in cui le istanze femminili e femministe emergono evidentemente a viva forza, in un modo o nell’altro.

Queste opere non sono solo accomunate dal fatto da avere protagoniste femminili, ma anche dal fatto che sono calate in una rappresentazione piuttosto realistica dell’ambiente sociale intorno a loro. Si tratta di temi e situazioni che potrebbero aiutarmi a capire meglio un certo famoso passaggio de “La coscienza di Zeno“, quello del fidanzamento di Zeno, che mi ha sempre lasciato perplesso e su cui ritornerò dopo aver parlato di questi altri romanzi.

“La palude del diavolo” ha per protagonista Germain, un contadino francese possidente, e Marie, la ragazza che, per caso, si trova ad accompagnarlo alla cittadina presso la quale l’uomo deve incontrare la famiglia della vedova con cui il suocero vuole combinargli un matrimonio molto conveniente (Germain era vedovo pure lui). A causa delle peripezie del viaggio, l’uomo si renderà conto di essere innamorato di Marie, ragazza solida, dolce, intelligente e pratica, e di volerla sposare. Lei lo respinge considerandosi troppo povera e umile, ma una volta che Germain abbia ottenuto il consenso dei suoceri lei confessa il suo amore a Germain, tornato alla carica, e tutto finisce bene.

In “L’indomani”, Marta è una ragazza intelligente, romantica, piena di sogni, che si ritrova accanto, senza averlo scelto, un marito grigio e senza guizzi, in una società rurale molto tranquilla e conservatrice, posata, un po’ codina e agitata da non più di qualche banale segreto. Le sue passioni languiscono e lei si intristisce, ma invece di prendere la via del bovarismo, accoglie con forza il suo nuovo ruolo e se lo tiene.

“L’Esclusa”, come noto, è il romanzo di come la maldicenza e il pregiudizio della società perbene possano rovinare la vita ad una donna “innocente”, di nome Marta pure lei, sulla base di quelle che sono solo apparenze, ma che sono considerate solide verità da una società che, ça va sans dire, considerava scelte intime e personali come fatti pubblici e le deviazioni dalla morale corrente come crimini -o quantomeno come colpe.

In questi romanzi i matrimoni combinati sono la regola; il rispetto delle apparenze è un fatto normale ed assodato; il ruolo della donna come madre e persona di cura del tutto scontato.

Nel romanzo di Georges Sand, però, l’amore romantico esiste e prevale. Anzi, gli anziani suoceri, per il bene del genero con cui pure non hanno che legami affettivi, accolgono positivamente la notizia dell’amore di Germain per Marie e benedicono il futuro matrimonio, ancorché poco conveniente. Negli altri romanzi trionfa invece la morale comune e i personaggi o si piegano, come la Marta de “L’indomani”, oppure si macerano nell’esclusione sociale, come Marta Ajala de “L’esclusa”.

Queste sono tutte opere di alto livello che meritano di essere lette di per sé. Do per inteso che oggi nessuno prenderebbe sul serio la prospettiva di Neera (rappresentare realisticamente il dolore e lo sgomento di una donna trattata come una bambola, ma proporre che tutto ciò venga accettato), né che qualcuno possa non simpatizzare con Marta Ajala (con cui simpatizza anche Pirandello, peraltro).

La prospettiva de “La palude del diavolo” mi sembra più ambigua: come considerare Marie? Pratica, intelligente, dolce, acuta…ma votata al proprio ruolo. Nondimeno, sceglie e si comporta da donna adulta e per molti versi libera con Germain. Cosa pensare di fronte a una rappresentazione del genere? Io per me preferisco personaggi più combattivi, come Nora di “Casa di bambola” o Malvina in “Gabriela, garofano e cannella” di Jorge Amado, una ragazza che a fronte della solita imposizione (resa più acerba da un amante segreto innamorato sì, ma pavido) decide scappare tanto da un suicidio passionale quanto da un matrimonio combinato. Nondimeno una didattizzazione sullo schema proposto da Georges Sand, classico e archetipico, sarebbe interessante: quanto sopravvive di quel modello nelle commedie sentimentali? Quanti e quali alternative sono state elaborate da allora? Quali parlano ancora al nostro cuore? Un confronto extra-europeo con ad esempio i film sentimentali di Bollywood, in cui la morale corrente generalmente prevale (qui e qui la sintesi di un paio di classici successi di botteghino) dove ci condurrebbe?

Tutto questo, alla fine, già va bene di per sé. Io però vorrei utilizzare la casistica creata da questi romanzi (e tanti altri se ne potrebbero aggiungere) per capire meglio quella famosa scena in cui Zeno Cosini finisce fidanzato con quella “sbagliata” delle quattro figlie di Giovanni Malfenti, descritta nel capitolo “La storia del mio matrimonio”.

È una scena che mi ha sempre creato dei problemi. Non sono del tutto ottuso e lo vedo che c’è qualcosa di parodico e satirico…ma cosa esattamente? L’imbranataggine e l’inanità dei tentativi con cui Zeno tenta di arrivare ad Ada, la figlia bella di Malfenti? Il modo in cui viene respinto da tutte e tre le sorelle prima di arrivare a quella brutta? O è proprio tutto questo balletto da una sorella all’altra ad essere patetico?

Io direi che sì, è molto patetico e Svevo è un satirico di primissimo livello, ma allo stesso tempo tutto il lavorio necessario per combinare matrimoni nelle società europee tra Ottocento e primo Novecento oggi appare patetico o caricaturale di per sé, anche in rappresentazioni che non hanno nulla di satirico.

Dove è esattamente la satira di Svevo? Nel balletto? Nel modo in cui Zeno Cosini sbaglia e nella sua inettitudine (o meglio, solo in quello)? Nell’atteggiamento dei Malfenti? In tutto l’insieme?

Me lo chiedo anche perché ho notato nelle mie lezioni, e non solo nelle mie lezioni, che il balletto tra sorelle si finiva quasi automaticamente a derubricarlo a cosa normale per quei tempi, una vicenda banale e neutra, non una rappresentazione caricaturale e sulfurea della vita borghese. E ancora adesso, nel caso non si fosse capito, non mi è chiarissimo fino a che punto siamo nell’ordinario e quanto nel satirico.

Di certo si tratta di qualcosa che val la pena mettere in prospettiva in classe. Con Svevo, con Pirandello, con Neera, con Sand e anche… con Amantin Dupin. O con Madame Bovary, bien sûr, o con Nora Helmer, o chissà chi altri.

PS: quanto all’alta voce di cui nel titolo, il riferimento è al fatto che non solo le opere di cui ho parlato sono disponibili in audio-libro, ma possono anche essere facilmente antologizzate direttamente “in audio”, con esperienze di lettura ad alta voce il cui valore didattico è ormai acclarato. “La palude del diavolo” dura meno di due ore e degli altri libri si possono scegliere capitoli anche più brevi, tra i 20 e i 40 minuti, ragion per cui nel giro di pochissime settimane si può proporre una carrellata piuttosto strutturata.

Il tutto può essere poi utilizzato, a mo’ di documentazione storica, per una riflessione finale che prenda la forma di tema o direttamente di saggio (scritto in classe o a casa è da valutare): la storicizzazione e il confronto delle varie opere tra loro o con altri riferimenti più distanti (nel tempo e nello spazio) impongono una attenzione e una manipolazione dei concetti che io penso permetta di sperare in un apprendimento duraturo.


Immagine: Gandalf’s Gallery