Parlare di didattica, e di storia, senza arrivare al punto

Una ragione per cui la nostra didattica non migliora

Questo articolo di Orizzonte Scuola ovviamente non ha più di tante pretese, però forse mi offre il destro per spiegare quali secondo me sono i limiti dei nostri discorsi didattici.

Quel che ha fatto la collega è sicuramente molto interessante, ma l’elenco di argomenti svolti (che pure è una parte importante della riflessione didattica, ché non tutto è ugualmente importante) in sé non dice molto: la chiave non è quello che la docente ha insegnato, ma quello che gli studenti hanno imparato. Ovviamente quel che gli studenti imparano dipende da quel che l’insegnante insegna, e dai metodi che usa.

Bisognerebbe parlare di questo, e di come si è controllato che l’apprendimento sia avvenuto. Ma per fare una cosa del genere è necessario aver seguito i lavori dal vivo, tenendo traccia delle attività, dei lavori degli studenti, delle aspettative e di quel che poi effettivamente è avvenuto in classe.

Il mio rovello è proprio su questo: di didattica parliamo spessissimo, più sui social che a scuola a dire il vero, ma di fatto sempre con discorsi incommensurabili. Da quel che leggo nell’articolo, la collega può essere tanto bravissima quanto del tutto illusa su quanto può aver effettivamente insegnato agli studenti.

Si può poi discutere se sia il caso oppure no fare una didattica schiacciata sulla contemporaneità in cui è questa a dare teleologicamente senso a quanto avvenuto prima. Ho i miei dubbi, pur essendo tutt’altro che un fan dell’insegnamento rigidamente cronologico della storia.

Ho anche qualche dubbio in particolare su passaggi come questo: “Secondo me questo è un metodo storicamente più corretto e credo che sia emerso nell’unità didattica sulla guerra tra Russia e Ucraina per la quale siamo andati appunto a ritroso fino alla nascita della Rus’ di Kiev in Età medievale passando per la politica di Caterina di Russia nell’Illuminismo, a quella di Stalin: è talmente tanta roba e si aggiunge a talmente tanti altri argomenti, che ci vedo un rischio di guazzabuglio generico che poi non incide nelle conoscenze degli studenti.

Immagine: Artemisia Gentileschi, Clio