Come sto valutando ora che la dad è a tempo indeterminato

In realtà non è scritto da nessuna parte che lo è, però pare estremamente probabile. Quindi mi trovo nella necessità di mettere voti, affiancando alla valutazione formativa quella sommativa, l’unica che nella scuola italiana abbia un vero valore ontologico. Intendo dire: agli occhi degli studenti i voti sono un “ente parmenideo”, mentre le valutazioni formative sono pura “doxa”. Un’attitudine imparata dalla scuola stessa, è evidente (e sussunta nel sistema dei crediti del triennio, che è basato sulla media dei voti presi ogni anno), ma tant’è.

Finora non ho ritenuto di mettere voti perché non mi sembrava giusto, mi pareva affrettato e le difficoltà di “fare scuola” erano tali che “infierire” con valutazioni “stringenti” mi sembrava, e mi sembra, inappropriato. Ho cercato di dare compiti quanto più adatti al lavoro in autonomia e ho usato il sistema dei commenti di Classroom per far capire cosa andasse bene e cosa no.

Cosa ho ottenuto con questo approccio? A seconda dei compiti che ho assegnato finora (più o meno complicati), la partecipazione nelle mie classi si è attestata in genere tra un quarto e metà della classe, o poco più.

Ho avuto un’alta partecipazione in occasione del “mini-tema” in cui chiedevo di raccontare la propria vita durante la quarantena: in quel caso hanno consegnato il proprio lavoro quasi tutti. Mi sembra chiaro che il bisogno di uno sfogo e la voglia, comprensibilissima, di raccontare l’eccezionalità di questo scampolo della propria vita abbiano avuto un effetto assai positivo sulla motivazione. Già quando ho chiesto una cosa un po’ più astratta, cioè di scrivere un’ipotetica lettera alla ministra per darle suggerimenti su come gestire gli scrutini, ha risposto solo poco più della metà della classe. Ciò non è affatto male, ma è molto meno del “minitema”.

In generale, la partecipazione è stata finora inversamente proporzionale alla difficoltà del compito. Non posso dire che la cosa mi stupisca: è umano. La variabilità nella partecipazione indica però che il problema non è semplicemente di connessione o di strumentazione, non per tutti, almeno. Se così fosse, la percentuale degli studenti “mancanti” dovrebbero essere assai più costante, sottoposta soltanto a variazioni contingenti (ad esempio in occasioni in cui i miei colleghi hanno dato parecchi compiti e magari i miei sono stati “trascurati”).

Il mio forte sospetto è che gli studenti privilegino quei compiti cui sanno che seguirà una valutazione sommativa e trascurino quelli che, senza voto, sia innocuo ignorare. Quest’ultima possibilità spiegherebbe anche perché solo relativamente pochi consegnano i propri compiti in ritardo, possibilità che ho fin da subito accordato ai miei studenti per venire loro incontro in caso di giornate particolarmente fitte di compiti.

Quale che sia la causa di questo comportamento, in ogni caso, ora mi trovo a dovere e volere alzare il tasso di partecipazione, mettendo anche dei voti. Solo che, pur non essendo così ottimista da credere che persuasione e appelli alla responsabilità siano sufficienti, non voglio nemmeno diventare virulento, cosa che ammazzerebbe la fiducia dei miei studenti e il giusto atteggiamento verso lo studio.

Ho trovato quindi un “escamotage”: con gruppi ridotti di studenti per ovviare alle difficoltà date da video-lezioni troppo affollate (che a me sembrano assai faticose e farraginose anche quando tutti spengono i loro microfoni e partecipano solo in audio), di qui ad una decina di giorni farò un ciclo di esposizioni orali. Di che si parlerà in queste esposizioni orali? Non si tratterà di interrogazioni, che non faccio nemmeno in presenza, bensì di relazioni.

Ogni studente dovrà riferire cosa ha imparato, come ha lavorato e che difficoltà ha avuto in almeno 5 dei lavori assegnati in storia e in italiano. Il voto sarà sulla proprietà di linguaggio e sulla capacità di esporre in maniera sintetica ma pregnante gli argomenti su cui i singoli lavori erano costruiti -o le difficoltà che hanno impedito di assimilarli.

Il termine di circa dieci giorni serve per dare il tempo a chi i vecchi lavori non li ha fatti di recuperare, anche consultandosi con me. Certo, da qui a dieci giorni saremo andati ulteriormente avanti, ma per me è sufficiente che gli “inadempienti” si presentino con cinque lavori fatti per materia, tra vecchi e nuovi. Questo accorgimento mi permette di evitare che il carico di lavoro sugli inadempienti diventi troppo gravoso e allo stesso tempo spinge a prender parte attivamente ai nuovi lavori. Qualcosa dei vecchi lavori andrà perso, ma credo sia inevitabile, ed in ogni caso nulla mi vieta di ripetere la “procedura” più avanti, andando a selezionare tra i compiti da recuperare quelli più vecchi o più trascurati.

Il fatto di aver strutturato i lavori in maniera “modulare” fa sì che l'”ordine” dei lavori sia relativamente poco importante, e li si possa recuperare in qualsiasi momento -o almeno io spero che sia così.

Il fatto di aver dato parecchio tempo, di dedicare parte della relazione alle difficoltà incontrate, di riprendere vecchi lavori che in ogni caso sono stati corretti e sviscerati tanto in video-lezione quanto su Classroom, credo mi metta nella posizione di poter mettere voti anche insufficienti senza che questi risultino arbitrari o vessatori. Ovviamente, si tratta di voti che, come prima della quarantena, posso largamente ignorare una volta che uno studente si sia rimesso in carreggiata.