Storia: una didattica non lineare

E’ il 12/02 e abbiamo già fatto le Torri Gemelle…chiedimi come! (conditions apply)

E’ appena uscito per Historia Ludens un importante articolo sulla didattica della storia nelle classi quinte delle superiori. Lo studio fa riferimento ai licei, ma è estendibile anche agli istituti non liceali, quindi è stata una lettura molto utile anche per me che lavoro in un tecnico, ed in particolare in una quinta alla quale sono davvero affezionato, ma di cui vedo, spesso, i limiti e le problematicità non indifferenti.

Il problema è sempre lo stesso: il ‘900 è trattato poco e male nella scuola italiana e le ore sono poche. In effetti, una delle cose che ho apprezzato di più dell’articolo è proprio il calcolo spiccio e brutale di quante ore di storia si facciano effettivamente durante un anno scolastico una volta defalcati tutti i vari progetti, impegni, le uscite e il tempo da dover dedicare alle valutazioni (tempo che Don Milani avrebbe definito “di processo”).

Le soluzioni proposte dall’articolo sono molto interessanti, ma oltre a quelle penso di poter proporre una metodologia con la quale, al momento, mi pare di star ottenendo qualche risultato interessante. Le mie personali impressioni sono ben lontane dall’essere la dimostrazione di alcunché, però io il metodo ve lo propongo lo stesso, anche perché, fedele alla linea Von Moltke, sono arrivato ad elaborarlo non a tavolino ma quasi per caso, di lezione in lezione (la parte sulla “non linearità” è in fondo, ci devo arrivare con calma).

All’inizio dell’anno ho fatto una cosa piuttosto comune: una carrellata di tutti gli argomenti da trattare (in questo caso dal 1861 al 2001), con la solita linea del tempo. Dopo aver fatto questo ho pensato di allungare un po’ il brodo per evitare che la periodizzazione venisse subito dimenticata, e sono passato quindi a far studiare ai ragazzi le pagine di introduzione dei singoli capitoli (“Quadri di insieme”). Una quindicina di pagine molto sintetiche e quindi fitte, ma che la visione di insieme effettivamente la danno.

NOTA IMPORTANTE: in questo come nelle fasi successive, “far studiare” queste pagine significa che in classe le pagine gli studenti le leggono per conto loro, schematizzano i concetti principali ed espongono quel che c’è scritto, mostrando dove si è avuta difficoltà e discutendo tutti gli aspetti più importanti di quanto letto. Alla fine si dà per inteso che quelle conoscenze si possono considerare acquisite (e quindi possono essere chieste sia oralmente sia nei compiti scritti, ma sulla valutazione ritorneremo).

Per ragioni che non starò qui ad approfondire, il lavoro mi ha preso la mano. Su queste pagine ci siamo stati quasi tre mesi. Non erano queste le mie intenzioni, ma è andata così. Una volta finito questo lavoro, ho fatto una pensata che per adesso sembra dare dei discreti risultati. Anziché cominciare a leggere i capitoli veri e propri del libro di storia, siamo passati alle sintesi storiche del libro di italiano. Il perché è presto detto.

Le sintesi del libro di letteratura trattano più o meno gli stessi identici argomenti (a parte l’andamento concreto delle guerre mondiali, che al libro di letteratura non serve illustrare), ma con parole diverse, e con meno sintesi rispetto ai quadri di insieme. In altre parole, non solo abbiamo fatto un ripasso, ma abbiamo arricchito le nostre conoscenze. Sottolineo che l’aver studiato le stesse cose ma con parole diverse è pressoché fondamentale. E’ un antidoto all’apprendimento mnemonico ed attiva le abilità cognitive in maniera più profonda, perché tendenzialmente costringe ad abbandonare “la lettera” per “il concetto”.

Una cosa interessante è che questo secondo ripasso è stato molto più rapido. Molti concetti erano già noti, certi snodi già affrontati e la familiarità con l’argomento, evidentemente, maggiore. Questo lavoro ha preso non più di un paio di settimane. Nello studio di queste pagine ho aggiunto un dettaglio molto importante: al posto della schematizzazione “classica” (che sarebbe risultata identica a quella precedente) ho chiesto di fare una tabella con due colonne: da una parte le cose già note, dall’altra le cose non note. La discussione in classe è servita anche a definire insieme cosa fosse importante e cosa no. E’ stata un’altra interessante forma di attivazione, uno stimolo al ragionamento.

Ora questo lavoro è quasi finito (anche se devo riprendere qualche paginetta un po’ trascurata) e ci avviamo ad un compito di riepilogo. Questo sarà un compito eminentemente mnemonico e si baserà sul conoscere i caratteri, le idee ed i personaggi fondamentali dal 1861 al 2001. In questo momento stiamo facendo un elenco di argomenti e punti che è necessario sapere, elenco che, ancora parziale, trovate in coda all’articolo, nella gallery.

E con questo arriviamo alla non linearità. Questo lavoro di catalogazione e riepilogo non lo stiamo facendo in chiave cronologica. Anzi, saltiamo intenzionalmente da un periodo all’altro. E’ una forma di “varied pratice” quale potete trovarla descritta efficacemente in parecchi testi di didattica (Willingham, Didau e Rose o altri). Questo atteggiamento salterino non ce lo toglieremo più. Dato che l’impalcatura ormai è nota, dopo il compito in classe cominceremo ad approfondire questo o quell’argomento a seconda di come reputeremo più utile o interessante. Ad esempio, in concomitanza con la giornata della memoria gli studenti hanno avuto modo di parlare con superstiti delle guerre iugoslave: le approfondiremo senz’altro.

Uno spunto ed un rinforzo efficaci a questa varied practice verranno dal contributo multimediale e documentario. Fin dall’inizio dell’anno abbiamo visto film, serie e documentari sulla storia del Novecento: Tutti a casa, Il federale, La vita degli altri, Il ponte delle spie, La grande guerra, qualcosa di Peaky Blinders e anche qualche scena de Le bazar de la Charité per la Belle Époque e alcuni documentari de Gli eventi della seconda guerra mondiale a colori. Oltre a questi, di qui alla fine dell’anno vorrei anche far almeno vedere anche A perfect day, Don Camillo e Buongiorno, notte.

Anche con questi film non ho seguito il principio della linearità: li abbiamo visti alla rinfusa, così come venivano, con l’idea di anticipare argomenti o di riprenderli. La didattizzazione di questi materiali è stata molto semplice: o ho lasciato agli studenti che si godessero il film citandolo poi spesso in altre fasi del lavoro, oppure ho chiesto loro di appuntarsi cos’è che sapevano già dell’ambientazione storica e cosa invece gli risultava nuovo ed interessante. Da questo punto di vista, anche soltanto i primi venti minuti del primo episodio di Peaky Blinders si sono rivelati particolarmente densi ed interessanti. E i ragazzi hanno dato buona prova di sé.

Ora si tratta di andare avanti, però il lavoro ora è più semplice. Rimane una marea di cose da fare e talvolta me ne sento travolto, però mi pare, e spero di non illudermi, che i ragazzi stiano cominciando ad avere quelle che ci piace chiamare “basi”, e che sono spesso una chimera. Ora leggeremo davvero il libro di testo, leggeremo documenti e riflessioni. I ragazzi più brillanti della classe, mentre gli altri lottavano con i fondamentali, hanno già cominciato a farlo.

Nota sulla valutazione: il voto orale in genere lo metto sulle esposizioni del materiale letto in classe. Non valuto le conoscenze (hanno appena letto il testo), ma la capacità di sintesi ed espressione. Le conoscenze invece le valuto per iscritto, in compiti come quello che ci avviamo a fare e in altri che faremo di taglio più approfondito. In questo modo si recupera moltissimo tempo e non devo fare i “giri di interrogazione”.

Bilancio provvisorio: se c’è un difetto in questo approccio, è che potrei non avere tempo di approfondire tutto quello che ritengo importante -ed è tanto. Se c’è un vantaggio, è che nulla resterà fuori del tutto e che un quadro generale completo è stato comunque dato.

Crediti: Gli elenchi alla lavagna sono stati scritti materialmente dalla collega di sostegno che è spesso presente nella mia classe e che è stata parte attiva di questa rielaborazione, visto che è docente di storia e filosofia.

foto: prof.bizzarro