Viola Valentino alla maturità

Non è per fare gli spiritosi o i simpatici

Questo è un materiale che avrei proposto per la prima traccia. È una bella canzone? Deh, no. Si può concedere che è orecchiabile e se hai 50 anni c’è l’effetto nostalgia, ma nulla più -o almeno così pare a me.

Perché la proporrei? Se uno crede alla letteratura come collezione di medaglioni illustri, ‘sta canzone non serve a niente. Ma anche prescindendo dal fatto che per me l’insegnamento della letteratura è “altro”, non è come “tipologia A” che proporrei questo materiale, bensì come spunto per un testo argomentativo.

Le mie domande al candidato sarebbero molto semplici: “Ti sembra una canzone ancora valida? Trovi che se un artista la pubblicasse oggi per la prima volta verrebbe ben accolta? Avrebbe successo oppure la gente riderebbe?. E poi, molto banalmente:

Perché?

Impostato in questi termini, il lavoro richiesto non è nient’affatto banale: una volta raccolto il significato del testo (che è semplice ma leggermente fuorviante, se non si sta attenti, anzi ambiguo) bisogna confrontarlo con le idee che circolano oggi. Nella scena musicale attuale sarebbe apprezzato il tipo di rapporto che la donna propone all’uomo? L’immagine dell’uomo che emerge dalla canzone, e specularmente della donna, è positiva o negativa? Ed è la stessa oppure no rispetto a 43 anni fa?

Si noti che per rispondere a queste domande può essere molto utile avere cognizioni di storia sociale del secondo ‘900, qualcosa che forse rende la traccia non banale, ma fin troppo ambiziosa.

D’altra parte la traccia non costringe davvero a essere esperti di ‘900: è sufficiente che lo studente abbia abbastanza contezza del mondo intorno a sé, delle idee che sente circolare, della musica che ascolta, per poter fare un confronto. E siccome le differenze tra quel che si dice oggi e quel che diceva la Valentino nel 1979 ci sono, l’esercizio è tutt’altro che ozioso. Basta aver fatto qualche percorso di educazione civica sull’evoluzione dei rapporti tra i generi per avere numerosi termini di paragone nel tempo e nello spazio.

Un altro vantaggio è che al fine di soddisfare la traccia (che è estremamente generica), lo studente può rispondere mettendo in campo conoscenze ed esperienze molto diverse: si può rispondere sul piano del testo, ma un musicista può rispondere anche su quello della musica. Un appassionato di musica anglosassone può richiamare testi in inglese (o in qualsiasi altra lingua, se è per questo). Se poi uno volesse fare dei riferimenti letterari più dotti (che a me a dire il vero in questo momento non vengono in mente), potrebbe farli. Un immigrato di prima o seconda generazione riverserebbe nel tema le tradizioni del suo Paese in maniera assai naturale. Si possono citare film, libri, poesie, fumetti, ogni ben di Dio.

Pare interdisciplinare, un lavoro del genere? Beh, sì, perché lo è. E non a chiacchiere, ma in maniera organica e sensata, non tirata sofisticamente per i capelli.

La cosa più importante, però, è un’altra: è una traccia che non chiede di schierarsi: viene chiesta un’opinione sulla fortuna che questa canzone avrebbe oggi, non se se la meriterebbe. La differenza è fondamentale: in sede di esame, chiedere di prendere posizione è meschino e vigliacco. La maturità è percepita come importante, ma la valutazione, come è giusto che sia, è in mano al docente, che può usarla anche moralisticamente e puritanamente. È giusto chiedere al candidato di dimostrare le sue capacità di analisi, ragionamento ed esposizione, non di condividere con noi le sue idee, che potrebbero anche piacerci molto poco -e spesso è così.

Un lavoro aperto, fertile, riflessivo, aperto a tanti riferimenti e personalizzabile: a questo punto che me ne importa che non sia Leopardi, Pasolini o chi per loro? Ma poi: non vogliamo che i nostri studenti siano critici, intelletualmente vivaci, curiosi, attenti e interessanti al mondo intorno a loro? Vogliamo l’attualità? Beh, e il mondo che gli proponiamo non può andare oltre le pur enciclopediche antologie che gli facciamo comprare?

Se dopo 13 anni di istruzione pubblica escono da scuola senza saper argomentare perché “Comprami” è una canzone che fa ridere i polli, che hanno studiato a fare? E se per caso gli dovesse piacere, non saremmo contenti che sapessero condividere con noi un’idea imprevista e sorprendente?

“Comprami” non mi interroga come uomo, ma come docente sì.

Foto: Wikipedia, pubblico dominio