Le prime civiltà del Vicino Oriente

Qui di seguito, dato che recentemente mi sono lamentato dei libri di storia del biennio delle superiori, ecco che riporto un esempio di come vorrei che fossero scritti i libri di storia. Si tratta semplicemente dell’introduzione a egizi e sumeri, scritta a braccio, senza illustrazioni, apparati o altro. Semplicemente, la mia idea è che il questo testo e questo approccio siano più trasparenti dei libri che leggo di solito, e non il riassunto più o meno rinsecchito di testi accademici.

In questo capitolo studieremo le civiltà di due aree diverse ma non lontane, la valle del Nilo e la Mesopotamia, in un periodo di tempo che va approssimativamente dal 3100 al 2000 a.C. Si tratta di un periodo di tempo quindi molto lungo, paragonabile, tanto per farsi un’idea, a quello che va da Carlo Magno ad oggi.

La ragione per cui prendiamo come punto di riferimento il 3100 a.C. sta nel fatto che è intorno a quel periodo che in entrambe le aree emergono i primi documenti scritti. Prima dell’invenzione della scrittura (avvenuta più o meno contemporaneamente, ma indipendentemente, nelle due aree) le nostre conoscenze sulle popolazioni che là vivevano sono ridotte a quello che possiamo ricavare dai resti archeologici. E per quanto gli archeologi e gli antropologi sappiano leggere i resti archeologici con grandissima acutezza e possano ricostruire tanti elementi della vita degli uomini preistorici, è solo con la scrittura che possiamo andare veramente in profondità.

Grazie alla scrittura scopriamo in cosa credevano quei popoli, quali erano i nomi dei loro re o dei loro dei, sentiamo le loro storie e leggiamo i ricordi e le informazioni che loro stessi hanno voluto registrare attraverso la scrittura (anche se lo facevano spesso per scopi molto pratici, ad esempio commerciali, e non per regalare informazioni agli archeologi futuri). La ragione per cui invece abbiamo scelto il 2000 a.C. come data finale la spiegheremo più avanti.

Al di là della sua utilità per gli studiosi moderni, la scrittura è una tecnologia che si sviluppa nel momento in cui la vita di queste antiche civiltà sta diventando sempre più complicata: da piccoli gruppi umani sparpagliati si passa a comunità molto più popolose, che richiedono di organizzare il lavoro di migliaia di persone, che a loro volta sono specializzate in tante attività diverse (dal contadino al soldato, al sacerdote, al fabbro e a tanti altri tipi di artigiano, ad esempio).

La società si fa così complessa da aver bisogno, per funzionare, di tenere registri, di comunicare informazioni complesse a lunga distanza o in generale di ricordare così tante informazioni che non si può più farlo a mente. Al momento dell’invenzione della scrittura, quindi, in queste due civiltà si stanno producendo cambiamenti profondi e numerosi, che possiamo già prendere come punto di riferimento per cominciare la nostra esposizione storica (cominceremo presto a vedere quali sono queste novità).


Ma torniamo a guardare al Vicino Oriente: nella valle del Nilo si è formata la civiltà egizia, mentre in Mesopotamia abbiamo numerose civiltà che convivono, si scontrano e si influenzano a vicenda.

Il contrasto tra la stabilità egizia e la turbolenza mesopotamica non è casuale, ma per ora basti dire che in Egitto (lungo la valle del Nilo, nel suo delta e in poche altre zone fertili) si sviluppa una civiltà unitaria, raccolta in un unico vasto regno quale prima della fine del IV millennio non si era mai visto, e a capo del quale c’è un singolo sovrano, il faraone; in Mesopotamia, invece, non solo sono presenti tanti popoli diversi (ad esempio sumeri, assiri, babilonesi, accadi, e altri ancora), ma molto spesso troviamo non dei vasti regni, ma delle città-Stato, centri urbani che per dimensioni e complessità costituiscono una novità non meno eclatante del grande regno egizio.

E sono proprio i sumeri, intorno alla fatidica fine del IV millennio a. C., a fondare le prime di queste grandi città-Stato, ognuna indipendente e spesso in competizione con le altre. La storia di questi centri urbani è lunghissima e prosegue ben oltre il 2000 a.C. che ci siamo dati come data finale. Se questa data l’abbiamo scelta è solo perché è all’incirca intorno a quell’anno che i sumeri, per più di mille anni vissuti quasi sempre autonomamente, finiscono per essere definitivamente conquistati ed asserviti da altre popolazioni vicine, per non tornare mai più indipendenti. Anzi, nel corso del tempo vedremo che loro civiltà scomparirà e verrà assorbita da quelle dei nuovi popoli conquistatori, che pure dai sumeri stessi, come vedremo, erano stati grandemente influenzati.

Nel corso del tempo, e attraversando entrambe fasi più o meno prospere, egizi e sumeri hanno costruito grandi monumenti e splendidi capolavori artistici, prodotto una letteratura affascinante, sviluppato il diritto e istituzioni politiche nuove e peculiari. Hanno anche fatto grandi progressi dal punto di vista scientifico e tecnologico, dallo sviluppo dell’agricoltura irrigua (un’attività di per sé molto complessa, dato che occorre coordinare grandi quantità di persone in territori ampi) alla già menzionata scrittura, alla medicina, al diritto.

Nondimeno, e nonostante certi parallelismi, le due civiltà sono piuttosto diverse. Alcune prime, fondamentali differenze le abbiamo già notate: l’Egitto è un regno vasto ma centralizzato, amministrato da un’unica autorità, quella del faraone, laddove quella sumera è una civiltà frammentata in tanti centri culturalmente e linguisticamente affini, ma indipendenti. Ancora, la popolazione dell’Egitto, pur possedendo anch’essa dei centri urbani, vive soprattutto in tanti piccoli villaggi sparpagliati nelle aree coltivabili; di contro, nelle città-Stato sumere, come Ur, Uruk, Borsippa o Lagash, solo per fare alcuni esempi, vivevano migliaia o addirittura decine di migliaia di uomini.

foto: whiteghost.ink